Come inizia un viaggio? Spesso un viaggio richiede settimane di progettazione e programmazione, e poi d’un tratto arriva il giorno. La partenza!
Tutto concitato. Il timore di dimenticare qualcosa di importante. Si chiudono le valigie. Si riaprono più e più volte. Preparativi e preparazione. Ansia e stanchezza mentale.
A volte però “un viaggio” inizia così, per puro caso..
Il mio ritorno in montagna
Era il settembre del 2016 quando mi ritagliai una giornata tutta per me, per tornare in montagna. Ho preparato lo zaino, la mia fidata Canon 70D e me ne sono andato sul Moriglion della Penna (LU). Una cima non troppo elevata, dalla forma quasi collinare, ma era da tempo che volevo andarci.
Fui talmente soddisfatto di quella giornata che la settimana seguente andai sul versante opposto sui Monti Pisani; dalle Parole d’Oro sino alla Tenuta di Santallago.
Così, ogni volta che avevo un giorno libero in settimana andavo nei boschi in montagna: col sole, acqua, vento, neve, non mi importava.
Fu l’inizio del mio viaggio.
La Valle del Serchio
Iniziai con percorsi molto facili, non impegnativi, con poche difficoltà tecniche.
Dopo aver esplorato i monti Pisani passai alla Piana di Lucca sino a raggiungere il fiume Serchio, un ottimo esempio di integrazione di area naturale con un ambiente urbanistico.
A pochissimi metri dalla città di Lucca è infatti un’ideale punto di partenza per brevi escursioni o lunghe camminate che ti possono condurre sino alle porte della Valle del Serchio. Fu così che iniziai ad avvicinarmi alle prime vette Apuane del versante garfagnino.
Non avevo idea da quale cima o sentiero partire. Ce ne erano in abbondanza di entrambi, però ricordo che il primo punto d’interesse fu il borgo di Isola Santa. Un angolo nascosto nel cuore delle Apuane, un villaggio solitario fuori dal tempo. In quella conca ero letteralmente circondato dalle cime più imponenti di queste “terre selvagge” e il loro richiamo è stato troppo forte.
Le Alpi Apuane erano così diventate la mia meta per escursioni giornaliere. percorrendo chilometri e chilometri di bosco, raggiungendo vette che sino a quel momento avevo sempre visto in lontananza e ogni volta fotografavo e soprattutto filmavo tutto ciò che vedevo. Le Apuane sono considerate il “tetto della toscana” (a differenza dell’Appennino Tosco Emiliano che rappresenta più un confine tra Toscana e Emilia Romagna) e alcune di queste montagne, come il gruppo massiccio delle Panie, offrono un panorama pazzesco.
Pania della Croce
La cima che si impone e che si colloca quasi al centro di questa catena montuosa, è senza alcun dubbio la Pania della Croce: la regina delle Apuane.
Con i suoi 1859 m. gode di un panorama a 360° gradi dalla quale si può osservare gran parte della piana di Lucca, la Garfagnana, la Mediavalle e soprattutto la costa tirrenica. Nelle giornate terse si può addirittura scorgere il Monviso, la Corsica e l’Isola d’Elba (e con un buon binocolo si può scorgere addirittura il campanile di Giotto a Firenze).
Il gruppo massiccio delle Panie fu una di quelle zone Apuane dove sostai maggiormente, sopra Molazzana una frazione di Gallicano (LU). Imboccato il sentiero che parte da Piglionico si entra in una stupenda faggeta, costeggiando il fianco della Pania Secca, fino a pervenire ai pendii prativi sottostanti l’Uomo Morto; tratto di montagna posto fra le due Panie che ricorda il volto di una persona coricata e la cui massima altitudine è il “Naso” (1677 m.), detto anche “Puntone di Mezzo al Prato“.
La leggenda del “Puntone”
La Pania della Croce fa parte anche del folklore locale che trova le sue maggiori ispirazioni proprio dall’Omo Morto: data la sua forma antropomorfa questo “puntone” è il tratto distintivo del Gruppo delle Panie. Si racconta che tanti anni fa, la Pania della Croce non era unita alla Pania Secca e tra le due vette vi erano vasti prati dove i pastori conducevano ogni estate i loro greggi a pascolare.
Ogni giorno una pastorella vi si recava guardando all’orizzonte, ricordando il suo amore perduto, partito in mare alla ricerca di fortuna e mai più tornato.
Un giovane pastore confidò alla pastorella il suo sincero e profondo amore e cercò di capire la ragione della sua tristezza. La pastorella raccontò la storia del suo sfortunato amore partito in mare e di come non potesse ricambiare gli affettuosi gesti e le gentili parole. Allora il giovane pastore decise di salire sulla vetta della Pania della Croce rivolgendosi direttamente a Dio, chiedendo di far cessare alla pastorella ogni pena d’amore .
Una richiesta audace, alla quale Dio non trovò subito una soluzione. Il ragazzo era però disposto a fare qualsiasi cosa, qualunque sacrificio.
Allorchè gli fu rivelato che l’unica soluzione sarebbe stata quella di impedire alla pastorella la vista del mare che gli ricordava ad ogni sguardo il suo perduto amore. Questo avrebbe richiesto però un enorme sacrificio: così il giovane si lasciò guidare dalle mani di Dio stendendosi a terra e lasciare che il suo volto venisse trasformato in quello di un gigante di pietra che avrebbe così unito le due Panie, nascondendo la vista del mare.
Il giovane pastore per amore della fanciulla accettò e, da quel giorno, il suo volto fu impresso tra le montagne e venne ricordato da tutti come “l’uomo morto” (per i Garfagnini “L’Omo Morto”).
Riflettere davanti a tanta bellezza
Un altro punto strategico dove ammirare il gruppo delle Panie e stando seduti sulla “panchina solitaria” ai piedi del monte Rovaio, poco distante dalla ex abitazione di Fosco Maraini (Firenze, 1912-2004) un personaggio affascinante; etnologo, antropologo, orientalista, scrittore, viaggiatore, fotografo e alpinista.
Ha compiuto spedizione e ricerche in Tibet , a Tokyo, ha insegnato Lingua e letteratura giapponese all’Università di Firenze. Ma alla fine tornava sempre nelle sue amatissime Apuane. È davvero un peccato non averlo conosciuto, mi sarebbe davvero piaciuto farci due chiacchiere mangiando una fetta di castagnaccio di fronte ad un camino acceso.
In quel posto pieno di mistero mi sono seduto sulla panchina solitaria guardano queste imponenti montagne e mi sono chiesto: “Chi sono io?” Beh, di fronte a tanta bellezza selvaggia non puoi non chiedertelo.
E’ chiaro che non scopriremo mai tutto di queste “terre selvagge”, rimarranno impressi solo particolari o dettagli. Ma possiamo apprezzare i suoi paesaggi, la sua storia e soprattutto le sue storie. Alla fine è quello che ho fatto io con “Spirit of Mountain“, ho voluto raccontare una storia: il mio personalissimo viaggio alla scoperta delle Alpi Apuane.
Guarda il breve video girato dall’autore durante i giorni trascorsi nelle Alpi Apuane.
Articolo e foto di Michael Gaddini