C’è un angolo della Campania che è distante – non solo geograficamente – dal mare, dal rumore, dal turismo di massa. Un angolo più raccolto, che alcuni amano definire “terragno”.
Benevento è il capoluogo di una vasta area conosciuta come Sannio, e ricordata come la terra delle Streghe. I racconti di sabba, di culti magici e di janare che si riunivano attorno ad un noce, erano ben noti a tutte le popolazioni che si sono insediate sul territorio. Il mito arriva fino all’epoca moderna, esattamente fino al 1860, anno di nascita del liquore Strega, la cui ricetta resta magicamente segreta.
Il liquore ed il torrone Strega sono solo alcuni degli innumerevoli prodotti enogastronomici che costituiscono il punto di forza del turismo sannita.
Moltissime le sagre che – soprattutto nel corso della stagione autunnale – propongono i prodotti tradizionali della zona: la mela annurca, il caciocavallo di Castelfranco, la carne ovina di Lauticauda, i salumi, la carne di cinghiale (sagra di Dugenta), i funghi (sagra di Cusano Mutri).
Ma il re di questa ricca tradizione enogastronomica è il vino, che affonda letteralmente le sue radici in epoca antichissima.
La Campania è una regione che vanta una tradizione enologica di origine antica ed un territorio tra i primi centri di insediamento, di coltivazione e di studio della vite e del vino nel mondo.
La vite, portata in Campania dai Fenici e dai Greci, ha trovato nel Sannio un contesto climatico ideale.
Tra i vitigni a bacca bianca, il più diffuso è sicuramente la Falanghina. I grandi acini maturano tra fine settembre ed inizio ottobre.
E la Falanghina è l’ingrediente principale dei cioccolatini che ricevo, per caso, una mattina d’autunno. C’è un dettaglio che desta subito la mia attenzione. La confezione è chiusa da un nastro che reca un cartoncino con la storia di Solopaca scritta a caratteri dorati. L’etimologia del nome è incerta. Alcuni ritengono che derivi da “sub pagus“, cioè “sotto il monte Taburno“. Altri ritengono che derivi da “Sol opacus” , cioè paese poco soleggiato.
L’origine è antichissima, ed i primi reperti risalgono all’epoca preistorica. Il centro storico è di epoca normanna. Dal XVI al XVIII secolo fu governata dai Cava – Grimaldi, una famiglia feudale. Di tale epoca conserviamo un monumento storico di rara bellezza: il Palazzo Ducale.
Non lontano dal centro abitato, sulle sponde del fiume Calore, si vedono i resti del Ponte Maria Cristina, fatto edificare da Ferdinando II di Borbone.
L’incertezza e dell’etimologia, o più probabilmente la bontà dei cioccolatini alla Falanghina, mi incuriosiscono a tal punto da convincermi a visitare il luogo appena si presenti l’occasione propizia.
E l’occasione non tarda ad arrivare: la Cantina Sociale di Solopaca, a metà novembre, organizza una visita guidata alla bottaia, con successiva degustazione di vini imbottigliati e cena.
Arriviamo alle 17:00 circa nell’ampio parcheggio antistante la Cantina di Solopaca. E’ già buio ma la zona è ben illuminata. I silos d’acciaio, come torri, sembrano voler toccare il cielo. L’aria è pungente.
Il presidente della Cantina ci accoglie nell’area commerciale. Ci spiega che l’azienda sta attraversando una fase di modernizzazione degli impianti e di ampliamento dei propri orizzonti. Non solo vino, ma anche miele, castagne e tanto altro. Il mio accompagnatore – che si ostina a seguirmi di degustazione in degustazione, pur essendo astemio – tira un sospiro di sollievo!
Alle 18:00 si sono uniti a noi altri visitatori; siamo pronti per iniziare la visita guidata alla Cantina. Il presidente ci mostra la bottaia e ci permette di degustare due prodotti diversi: il primo è un aglianico destinato all’imbottigliamento ed alla vendita entro l’anno. Il secondo è un aglianico che maturerà nelle botti per tre anni prima di essere imbottigliato.
La nostra guida ci spiega che lasciar maturare il vino per tre anni in botte può essere rischioso, dal momento che un eventuale deterioramento del legno può alterare anche il vino. Per questo il vino avrà un costo superiore.
Dopo le foto di rito, passiamo alla seconda fase. Degustazione di tre vini campani condotta dalla delegata dell’AIS Campania.
Fra le proposte, spicca la Falanghina spumante, che nasce dalla vinificazione in purezza della Falanghina. Il colore è paglierino tenue, la spuma è persistente, il profumo è delicato.
Degno di nota anche il Barbera del Sannio, rosso rubino, intensamente fruttato, dal sapore aromatico ed asciutto.
Infine, il Fiano, una delle varietà più antiche della Campania, dal tipico colore paglierino e dall’odore fruttato.
Concluso questo momento formativo, inizia la vera è propria festa.
La grande sala collocata al primo piano è stata addobbata a festa. In fondo troneggia una bellissima scultura di ghiaccio e frutta.
Ai partecipanti vengono serviti: formaggi tipici, polenta, salsiccia, castagne e, ovviamente, lui, il vero protagonista della manifestazione, il novello.
Ci piace il restyling della Cantina Sociale di Solopaca, costituita nel 1966 da 25 agricoltori.
50 anni dopo la sua fondazione, con una produzione di 150.000 ettolitri, imbottiglia vino di qualità per poi esportarlo anche all’estero, dall’Inghilterra alla Russia.
Le aziende agricole dei viticoltori soci, che nel frattempo sono diventati 600, sono ubicate non solo nel comune di Solopaca, ma anche in altri 16 comuni del Sannio beneventano, territorio che da solo produce il 49% del vino campano. Considerato per troppo tempo terra di vini minori, sta vivendo una nuova vita.
Cantine Aperte a San Martino, visto il successo della prima edizione, replica ogni autunno.
La Cantina di Solopaca è ovviamente presente, insieme alle altre aziende solopachesi, alla Festa dell’Uva, che si ripete ogni anno a settembre, con carri allegorici ed estrazioni di ricchi premi. La manifestazione attira turisti da tutta Italia. I carri sono vere e proprie opere d’arte allestite dai maestri carraioli e curate nei dettagli.
Durante la scorsa edizione si è distinto per originalità il carro ispirato a Spongebob. I personaggi sono stati ricostruiti fedelmente utilizzando gli acini d’uva.
Ma il tema predominante della manifestazione è stata la Campania. Bellissimi i carri che riproducevano la Reggia di Caserta ed il parco, il Vesuvio, lo Stadio San Paolo.
Oltre ai carri, hanno sfilato i solopachesi in abiti d’epoca che richiamano il casato dei Cava-Grimaldi, signori di Solopaca.
Si segnala, infine, la manifestazione Calici di Stelle, il brindisi più atteso dell’estate.
Prosit!
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Articolo di: A. Visconti