Bominaco: una perla nel territorio aquilano

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L’Aquila è una città che rappresenta un pezzo di cuore per il popolo abruzzese ma la strada che conduce verso di essa propone dei gioielli di altrettanto coinvolgimento emotivo. Uno di questi è Bominaco, minuscola frazione (dato che conta all’appello 85 abitanti circa) di un comune che si chiama Caporciano.

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Cosa Vedere a Bominaco

Si arriva ad uno spiazzo, ritrovo centrale per la gente che vi abita e lasciando la macchina è possibile continuare a piedi su una stradina brecciata che conduce davanti alle grate di un cancello attraverso le quali scorgere una chiesetta dall’aspetto semplice e affatto lavorato. Sto parlando dell’Oratorio di San Pellegrino che assieme alla Chiesa di Santa Maria Assunta caratterizzano questo piccolo centro.

Rimasti intatti, rispetto al complesso monastico di Momenaco, del quale facevano parte in epoca medioevale nonostante il rilevante trascorso bellicoso. Nel 1254 contribuì alla fondazione della nuova città dell’Aquila voluta dal re Federico II di Svevia e successivamente, nel 1423 venne distrutto nella lotta tra gli abati del borgo e i Vescovi che ne rivendicavano il controllo.

La Chiesa

La Chiesa di Santa Maria Assunta, sembra sia stata edificata per volere di Carlo Magno che qui sostò attorno all’anno 800, dopo l’apparizione in sogno di San Pellegrino, durante la sua discesa in Italia ed è considerata una delle massime espressioni del romanico abruzzese. Comprende tre absidi nella parte posteriore mentre l’interno è diviso in tre navate da sette arcate e conserva elementi di notevole pregio come la cattedra, l’altare e il ciborio, il candelabro pasquale e l’ambone.

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L’Oratorio

L’oratorio, invece, riserva meraviglia e sorpresa quando dall’esterno pressoché spoglio si varca la sua soglia scoprendolo custode di bellissimi affreschi. L’ambiente ristretto e molto intimo contrasta, ancora una volta, con l’entità artistica del ciclo di affreschi risalenti alla seconda metà del XIII secolo. I temi prescelti sono tratti dall’Antico e dal Nuovo testamento e rappresentano in quattro cicli, episodi di storia sacra. 470 metri quadrati di affreschi che coprono per intero la volta e le pareti, lo spazio sottostante è diviso da due “plutei” (recinzioni in pietra) raffiguranti un drago ed un griffin, a voler separare come era solito fare nelle prime chiese cristiane, i battezzati dai catecumeni.

Il Castello

Spostandosi di poco dalla Chiesa una leggera pendenza di scale rocciose conduce al Castello o meglio a ciò che rimane di questo. Ubicato in posizione rialzata e quindi strategica garantiva un contatto visivo con altri insediamenti difensivi e per i visitatori contemporanei un panorama a 360 gradi sulla vallata. Dapprima pensato in legno e poi rafforzato con recinti in pietra, nel 1424 venne distrutto ma nel XV secolo, venne ricostruito nelle fattezze oggi visibili, per ordine di Cipriano Iacobuccio da Forcona che aggiunse la maestosa torre circolare.

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Nonostante il terremoto non abbia risparmiato queste zone con la sua furia distruttrice, passeggiando tra gli splendidi scorci di Bominaco si ha la sensazione che queste mura siano profondamente legate alla terra che le accoglie nonché un segno di forza e continuità con il passato.

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Articolo di: Irma Alleva

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