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Escursioni tematiche a Messina: sulle orme del mito

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Escursione tematica alla ricerca dei tesori nascosti: ‘Sulle orme del mito’

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Palazzo Zanca

Sono sempre di più le manifestazioni e gli eventi che invitano i visitatori a scoprire la bellezza che si cela in ogni angolo della città di Messina. Durante alcuni fine settimana settembrini ad esempio si è svolta ‘Le vie dei tesori’. Ogni punto di interesse è stato presentato come una gemma preziosa tratta dal forziere antico e ricco di storia che è la città dello Stretto. All’interno dell’iniziativa, diverse realtà si sono occupate di presentare queste ricchezze in vari modi. L’associazione Aura, ad esempio, per l’occasione ha proposto delle passeggiate tematiche per le vie del centro.

Una di queste è stata ‘Sulle orme del mito’ iniziata in piazza dell’Unità, di fronte alla Prefettura, davanti alla fontana del Nettuno. Sembra che nell’antichità siano stati costruiti tre templi, che ora non esistono più, dedicati al dio del mare. Il primo pare fosse in centro, dove oggi sorge la chiesa dell’Annunziata dei Catalani, il secondo in cima al monte Dinnamare e il terzo, più a nord, nella zona di Capo Peloro.

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Fontana di Nettuno

Commissionata dal Senato messinese, la fontana è stata ultimata nel 1557 dallo scultore toscano Giovan Angelo Mortorsoli, seguace di Michelangelo. La fontana si erge su tre gradini, sui quali poggia la grande vasca. In alto è rappresentato Nettuno che impugna il caratteristico tridente e stende la mano destra davanti a sé. Ai lati della divinità, incatenati, i mostri Scilla e Cariddi dai cui volti si percepisce la sofferenza che stanno provando. Lungo i fianchi della vasca si leggono le iscrizioni dell’erudito messinese Francesco Maurolico, la cui tomba è nella chiesa di San Giovanni Malta, la firma del Montorsoli ed i nomi dei membri del Senato.

La fontana inizialmente era sul lungomare, fuori le mura della città, vicina al porto, con Nettuno che, come sorgendo dalle acque, guardava la città posando la sua mano su di essa. Dopo il maremoto conseguente al terremoto del 1908, la statua è stata rivolta verso il mare con la mano tesa sulle acque dello Stretto come a volerle placare.

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Il tempo che svela la verità e Messina, Teatro Vittorio Emanuele II

Oggi la statua originale di Nettuno è conservata al Museo interdisciplinare ‘Maria Accascina’ insieme a quella di Scilla, mentre al centro della piazza si possono ammirare le copie realizzate dagli scultori siciliani Gregorio Zappalà  e Letterio Subba.

La passeggiata alla ricerca di altri miti ha portato i visitatori davanti al Teatro Vittorio Emanuele II, il cui prospetto è sovrastato dal gruppo scultoreo Il Tempo che scopre la Verità e Messina del 1852 di Saro Zagari. La Verità, a destra di Kronos (dio del tempo) tiene in mano una torcia che illumina la strada, mentre alla sinistra troviamo rappresentata una donna, la personificazione di Messina, coronata da una cinta muraria e dalle sue porte.

Un’altra mitica rappresentazione si ritrova nel timpano del Palazzo Municipale in piazza Unione Europea, nel frontone che ospita la bellissima e altera Regina del Peloro fra due mostri marini. Tra i rilievi che impreziosiscono tutto il cornicione spiccano dei rostri che richiamano, secondo la guida, le guerre puniche tra cartaginesi e romani. Questi ultimi sarebbero stati chiamati dai mamertini (gli antichi abitanti di Messina) perché non riuscivano a cacciare i cartaginesi dalle loro terre. Dopo la vittoria di Roma, Messina è diventata sua città federata, ed ha acquisito il privilegio di avere un proprio Senato.

La scritta ‘Gran Mirci’ sulle cancellate del Palazzo richiama alla memoria un altro diritto che l’imperatore d’Oriente Arcadio concesse alla città nel 407 d.C.. Questi, assediato in Tessalonica, inviò dei messi per chiedere soccorso e i primi a rispondere furono i messinesi che sconfissero le truppe nemiche. Non si conosce il significato preciso della scritta ‘Gran Mirci’; quel che è certo è che queste parole riassumono i molteplici onori riservati a Messina, tra cui quello di fregiarsi con lo stemma della croce d’oro in campo rosso.

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Fontana di Orione

La passeggiata tra i miti ha fatto poi tappa in Piazza Duomo, per ammirare la fontana di Orione, altro fondatore mitologico secondo la tradizione cittadina. Questa è la prima opera realizzata nel 1547 dal Montorsoli in città: una fontana celebrativa per ricordare la realizzazione dell’acquedotto di Camaro.

Sulla stele centrale vi è Orione su un globo che tiene uno scudo crociato. In basso le rappresentazioni dei fiumi Nilo, Tevere, Ebro e Camaro, ognuno idealmente rivolto verso la posizione geografica del corso d’acqua che raffigura. Sotto i fiumi vi sono alcune splendide formelle con alcune storie tratte dalle metamorfosi di Ovidio.

Una volta al Duomo la passeggiata guidata si è conclusa, lasciando ai partecipanti del tour la possibilità di contemplare con calma lo spettacolo offerto loro dalla piazza, immaginando di volgere lo sguardo a luoghi lontani attraverso il tempo e lo spazio. I meno romantici, invece, avranno avuto senz’altro più di una scelta per ritemprare le forze dopo questa splendida ma impegnativa passeggiata, gustando, ad esempio, una granita con brioche in uno dei tanti ritrovi del centro messinese.

Copyright foto articolo e galleria: Gabriele Santoro

Articolo di: V. Miroddi