La festa della Domenica di Pasqua si apre con la processione del Venerabile, un pesantissimo “stunnardu” (stendardo) di seta azzurra che viene portato da giovani che danno prova della loro forza e del loro vigore. Tra le 12.00 e le 13.00 la processione, dopo aver attraversato il centro storico, rientra nella chiesa di Santa Maria La Nova dove trova i portatori impazienti sollevare “u Gioia” e di portarlo tra la gente. Dentro la chiesa si respira un’atmosfera elettrica, i devoti sollevano sul posto la statua e urlano “Gioia! Gioia! Gioia!”
Quando il Venerabile entra in chiesa, accompagnato dalle autorità cittadine ed ecclesiastiche, cala il silenzio. L’ultimo portatore dello stendardo avrà l’onore di “fare l’inchino” al Cristo Risorto, con uno sforzo non da poco abbassa il Venerabile davanti al Cristo e lo solleva con vigore; nello stesso istante i portatori esplodono in un urlo fragoroso e sollevano l’Uomo Vivo. La frenetica processione può cominciare.
La gente che assiepa la chiesa esce rapidamente sul sagrato, la banda cittadina intona l’Inno di Busacca e i devoti possono finalmente portare fuori ‘u Gioia che inizia la sua danza tra migliaia di persone che affollano il quartiere di Santa Maria La Nova. Quando la statua attraversa la porta della chiesa il colpo d’occhio è impressionante. Il Cristo Risorto dal sagrato ha difronte la gente che lo venera da secoli, i cittadini a loro volta lo vedono apparire dopo un anno davanti alla scenografica facciata della chiesa.
Non sempre la processione inizia dopo la prima uscita, a volte i portatori entrano ed escono dalla chiesa più volte. Una volta fuori l’Uomo Vivo inizia a girare come una trottola sul sagrato, la gente assiepata ai bordi applaude e sostiene i portatori. Non ci sono regole o confraternite autorizzate a portare la statua, chiunque può unirsi. La processione segue sempre il breve percorso tra la chiesa di Santa Maria La Nova e la chiesa del Carmine ma l’andamento, le soste e “i giri” sono imprevedibili. La statua, sorretta da mille braccia osannanti avanza in un mare di folla sempre col suo andamento “ad onda”, a tratti si sbilancia, pende da un lato o dall’altro, sembra cadere ma alla fine si rialza e riparte.
Dai balconi i devoti lanciano petali di fiori, una pioggia di garofani e rose accoglie il Cristo al suo passaggio e quando arriva vicino la chiesa della Consolazione viene salutato con una “maschiata”, uno spettacolo pirotecnico concluso da botti rumorosi e secchi. Con un incedere incerto e altalenante ‘u Gioia arriva fino a piazza Busacca, si inchina davanti la statua del benefattore Pietro di Lorenzo Busacca, e gira intorno alla piazza finché i portatori stremati non decideranno di deporlo nella chiesa del Carmine. Non si può prevedere il momento in cui la processione mattutina si concluderà, quasi sempre dopo le 14.00, spesso anche dopo le 15.00.
Nel pomeriggio (intorno alle 16), la statua del Cristo Risorto viene nuovamente portate in processione su un carrello che viene spinto tra le vie del centro storico. Questo è un momento più religioso e meno folcloristico, e allo stesso tempo meno seguito.
La festa esploderà nuovamente dopo le 22.00 quando l’Uomo Vivo ricomincerà il suo giro sulle spalle dei portatori. Lascerà la chiesa del Carmine per dirigersi verso il quartiere della Consolazione, passerà anche da Via Francesco Mormino Penna dove i portatori si fermeranno per far girare la statua vorticosamente davanti la chiesa di San Michele. Attraverserà strette vie, correrà tra la gente fino ad arrivare in fondo alla Cava di Santa Maria La Nova e non prima delle 3.00 di notte rientrerà nella sua chiesa.
La parte conclusiva della festa è emozionante. La folla è meno numerosa, i portatori sono stremati ma continuano ad urlare e sollevare ‘u Gioia, dopo gli ultimi “giri” sul sagrato spinti dall’inno suonato dalla banda fanno l’ingresso in chiesa e dopo gli ultimi sussulti si fermano e ripongono la statua. I volti sono rigati dalla fatica, si può notare una grande soddisfazione velata da un alone di tristezza: tutti sanno che potranno riabbracciare il Cristo Risorto solo fra un anno.
Prima di lasciare la chiesa i devoti si accalcano per aggiudicarsi uno dei garofani che adorna la vara ai piedi della statua. Il garofano è il fiore del Gioia: che sia rosso o bianco tutti vogliono portarne uno a casa perché si creda porti fortuna. Con il fiore in mano rivolgono l’ultimo saluto,La parte conclusiva della festa è emozionante. La folla è meno numerosa, i portatori sono stremati ma continuano ad urlare e sollevare ‘u Gioia, dopo gli ultimi “giri” sul sagrato spinti dall’inno suonato dalla banda fanno l’ingresso in chiesa e dopo gli ultimi sussulti si fermano e ripongono la statua. I volti sono rigati dalla fatica, si può notare una grande soddisfazione velata da un alone di tristezza: tutti sanno che potranno riabbracciare il Cristo Risorto solo fra un anno.
Prima di lasciare la chiesa i devoti si accalcano per aggiudicarsi uno dei garofani che adorna la vara ai piedi della statua. Il garofano è il fiore del Gioia: che sia rosso o bianco tutti vogliono portarne uno a casa perché si creda porti fortuna. Con il fiore in mano rivolgono l’ultimo saluto, l’Uomo Vivo è diventato nuovamente una statua, ci vorrà un anno prima di rivederlo correre per le vie di Scicli, un’anno e poi sarà nuovamente Gioia!
Photo copyright: visitvigata.com
Articolo di: L. Giavatto