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Trascorsa questa tregua estiva eccomi di nuovo qui, oggi, dopo aver indossato panni decisamente diversi rispetto quelli con cui mi avete conosciuta e che hanno vestito il mio nome.
Durante il mio periodo di ferie, condizionato da temperature roventi, sono stata ispirata a nuove mete che nulla hanno a che vedere con l’urban exploration, ma non temete, riprenderò da settembre!
Commettereste un terribile errore ad associare il mio nome esclusivamente all’urbex, sarebbe corretto, invece, collegarlo alla passione per la fotografia quale forma di espressione, di arte, di modo per documentare qualsiasi istante, emozione, sensazione e tipologia di viaggio che riporti nel passato, per rivivere la storia, nell’arte contemporanea e non. A tal proposito ecco una citazione che mi piace ricordare:
Credo davvero che ci siano cose che nessuno riesce a vedere prima che vengano fotografate.
Diane Arbus
Seguita dalla mia fedele mirrorless, che mai mi abbandona, e con la mia compagna a fianco (mentre torcia e DeLorean DMC-12 sono rimaste parcheggiate a casa in garage), questa volta a bordo di un maggiolino rosso munito di valigia di “curiosità da saziare” alloggiata in bella vista sul retro, oggi vorrei raccontarvi, in controtendenza nei panni di holiday dreaming reporter, di alcune storiche mete turistiche da sogno, conosciute ai più.
Siamo nuovamente in Piemonte, una terra che amo, con cui continuo ad avere un legame particolare che non riesco più a interrompere e al quale mi arrendo ufficialmente e definitivamente.
Siamo a Torino, città capitale dei grissini e del cioccolato. Famosa per la sua industria automobilistica, culla di marchi come Fiat, Lancia e Alfa Romeo. Madrina delle Olimpiadi invernali nel 2006, evento durante il quale riuscì a cambiare radicalmente il suo volto, trasformandosi in una delle città più moderne e cosmopolite al mondo.
Torino dalle due casacche, Juventus e Torino FC.
Torino e il Museo Egizio, custode della mummia di Ramses II.
Torino e l’iconica Mole Antonelliana, che ospita il Museo del Cinema.
Torino e la Sacra Sindone, sudario conservato nella Cattedrale di San Giovanni Battista.
Quindi, perché non raccontarvi di questi tre luoghi, carichi di storia e di vanto?
La Reggia di Venaria Reale
Ci troviamo alla Reggia di Venaria Reale, edificio storico di 80.000 metri quadri, con un giardino di 60 ettari in questo periodo magnificamente fiorito e vissuto da eleganti cigni, che accolgono i visitatori in un’ipnotizzante e delicata danza nelle acque limitrofe. Commissionato attorno al 1658 dal duca Carlo Emanuele II di Savoia, costruito come base di caccia e trasformato negli anni da tre architetti: Amedeo di Castellamonte, Filippo Juvarra e Benedetto Alfieri. All’interno spiccano opere considerate capolavori di barocco, quali la Sala di Diana, la Galleria Grande e la Cappella di Sant’Uberto.
Completano il percorso di visita alla Reggia le Scuderie Juvarriane, nelle quali sono esposti il Bucintoro dei Savoia e alcune carrozze di gala e portantine.
copyright: Pamela Nanetti
La Palazzina di Caccia a Stupinigi
Stupinigi, palazzina di caccia progettata da Filippo Juvarra nel 1729 per volere di Vittorio Amedeo II, conserva molti degli arredi originali, con quadri e affreschi di natura venatoria, realizzati dai più importanti artisti e artigiani piemontesi. All’interno dell’edificio si trova anche una cappella dedicata a Sant’Uberto e una galleria di ritratti di alcuni membri della famiglia reale dei Savoia, un salone centrale di pianta ellittica, cuore della Palazzina, ricco di stucchi e immagini ad esaltare la caccia e i suoi protagonisti.
copyright: Pamela Nanetti
Il Castello e Parco di Masino
Completiamo il viaggio alla scoperta dell’ultima tappa, Castello e Parco di Masino, divenuta una splendida tenuta di campagna, posizionata sulla collina che domina dall’alto la zona di Ivrea, costruita nell’XI secolo per volere dei conti Valperga, una casata che si dichiarava discendente del Re Arduino e che qui abitò per oltre dieci secoli. Da qui si può godere di un panorama davvero incantevole, immerso nel verde e nella pace. Un enorme parco che circonda il castello dallo stile inglese, in cui potrete trovare inoltre un labirinto settecentesco di siepi tra i più grandi d’Italia, visibile dal castello, il Giardino dei Cipressi e la strada dei ventidue giri. Ancora oggi si respira un passato glorioso, attraversando saloni affrescati e arredati con sfarzo, le camere per gli ambasciatori, gli appartamenti privati, i salotti, fino ad arrivare a una preziosa biblioteca che conserva più di 25mila volumi antichi.
copyright: Pamela Nanetti
Una vacanza dai mille risvolti culturali e non solo.
Un viaggio, come avete potuto vedere, programmato a tappe, alla continua ricerca di stimoli, nella filosofia di saziare la mia infinita “fame e sete di conoscenza”, alla ricerca di me stessa e delle mie passioni, nato per rafforzare un equilibrio interiore che noi tutti abbiamo e che inconsciamente dimentichiamo o ne sottovalutiamo la forza.
Mi piace ricordare la citazione di un poeta di fine ottocento, T. S. Eliot, che recita così:
“Non smetteremo di esplorare. E alla fine di tutto il nostro andare ritorneremo al punto di partenza per conoscerlo per la prima volta.”
Mi completa “vivere” il territorio, arricchirmi della storia, sfrecciare per le strade a bordo della mia auto oldstyle, nell’alternanza di colori della campagna circostante tra granoturco e risaie.
Amo alimentare la mia curiosità ascoltando le persone del luogo, che tanto hanno ancora da dire e voglia di raccontare.
copyright: Pamela Nanetti
Sono ospite in un grazioso B&B, Cascina Mondella, ubicato nel cuore del Biellese, sulla collina di Lessona, paese che ha dato pure il nome al celebre vino che è riuscito ad arrivare oltre oceano.
Si trova all’interno di un piccolo borgo denominato il “Castello”, il caseggiato del nucleo abitativo ha ora preso completamente il posto delle sue rovine, togliendone ogni traccia.
Il cascinale prende il nome dalla nobile famiglia Mondella di Biella, che proprio a Lessona, già nel 1600, possedeva un ampio complesso agricolo. Venne edificato nel 1776 e la proprietà passò dai Mondella ai Ferrero Fieschi della Marmora fino alla fine del XIX secolo.
Il B&B è gestito da una marito e moglie, Giorgio e Ornella, che hanno fatto della loro semplicità il punto di forza in ospitalità e accoglienza.
Un luogo ideale per rilassarsi: varcato il portone d’ingresso ci troviamo in un cortile di ciottoli su cui si affaccia un vecchio pozzo. Lo sguardo può spaziare sulla distesa della brughiera, godere di un maestoso panorama delle Prealpi biellesi, questo grazie anche a un ampio giardino all’italiana terrazzato, con area barbecue, boschi e sottoboschi di proprietà, davanti ai quali restare incantati assaporandone magici suoni e odori.
Beh, che dire? Ne avevo proprio bisogno, staccare, rilassarmi e potervi rendere nuovamente miei compagni di viaggi, tra cultura, arte, storia e natura e questa volta in tutta tranquillità, sicurezza e lontana da qualsiasi pericolo.
Ci ritroveremo presto per nuove avventure.
Profilo autore
Pamela Nanetti è nata e vive a Bologna, da tempo legata al Biellese per amicizie e legami personali, mamma, impiegata back office, ha iniziato a scrivere per caso, un modo per conoscere sé stessa, iniziando coraggiosamente un viaggio senza avere la certezza del ritorno, nel quale esce la sua vera personalità, dove il cuore non permette calcoli e vive di istinto, ecco da dove nasce il primo libro, “Viaggio nel cuore di un urbexer”.
Alla scoperta dell’Urban Exploration, Urbex, da circa un anno, girovagando e “zingarando” per luoghi abbandonati, pericolanti e fatiscenti, ricchi di storia e di un valore architettonico e bellezza unici. Un viaggio nel tempo, trasportati in un’altra dimensione parallela, sfruttando la passione per la fotografia, la curiosità per l’esplorazione, con l’incoscienza di una bambina, si addentra in dimore storiche, castelli, vecchie rovine decadenti, riconquistate dalla natura, di cui si dimentica l’esistenza, invisibili, che restano nell’ombra, il cui trascorrere del tempo sembra averli cristallizzati. Anche il quotidiano La Stampa incuriosito da questa passione ha voluto dedicare uno spazio tra le sue pagine e ora grazie all’attuale e recente collaborazione col giornale Eco di Biella ha la possibilità di condividere queste personali esperienze.
Scattare una foto è come riportarli allo splendore iniziale, un modo intimo per esprimere emozioni e sensazioni come una dichiarazione di amore per chi non riesce a dimenticare. Una raccolta di fotografie ed esperienze che documentano tappa per tappa.
“… cominciai a frugare tra le rovine del mio cuore per ricostruire un riparo in mezzo alle macerie.” (D. Roberts – Shantaram)
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