Greccio, nella Valle Santa Reatina: un piccolo borgo, una grande storia

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Conosciuto in tutto il mondo grazie a Francesco d’Assisi che qui realizzò il primo presepe vivente del mondo. …. “E Greccio divenne una nuova Betlemme” così scrisse Tommaso da Celano due anni dopo la morte del Santo. Un cartello stradale prima di arrivare a piazza Roma fulcro e centro dell’abitato, ci ricorda che “Greccio è gemellata con Betlemme” da ormai più di trent’anni.

E Greccio divenne una nuova Betlemme. Tommaso da Celano

Un po’ di storia su Greccio

Greccio è adagiata su di uno sperone a 705 sul l.m. nel bel mezzo dei Monti Sabini, circondata da boschi secolari e con sorgenti di limpide acque, fresche e salutari. E’ un tripudio di colori durante le stagioni e anche quando arriva l’inverno tra gli scheletriti alberi c’è sempre oltre agli agrifogli, ai ginepri ai pungitopi, ai viburni, ai lecci, la roverella con le sue foglie rosse che aspetta le nuove gemme.

La prima memoria storica de la Curtis de Greze è del 1016 attraverso il Regestro Farfense quando Rainerio di Zazone e sua moglie Roccia regalano all’Abbazia di Farfa, che aveva già possedimenti nel territorio, un mulino.

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Secondo la leggenda una famiglia di greci arrivando dall’Ellenia si ritrovò a fondare l’antico insediamento e il luogo fu conosciuto come Greze, Greccie, Greccia, Greciae, Grecce per poi trasformarsi in Greccio nel corso del XVIII° secolo. Molto più semplicemente il nome Greccio deriverebbe da un toponimo di origine vegetale “Garex” che rappresenta una pianta erbacea molto presente nei boschi dei monti Sabini.

Subì incendi, saccheggi e distruzioni ad opera delle soldatesche di Federico II° tra il 1239-1241 e ad opera dei francesi alla fine del 1700, ma come la fenice è risorta dalle sue ceneri.

Cosa vedere nel borgo

Aveva una cinta muraria con sei torri, e una delle due ancora esistenti nel corso del XVII° secolo diventò torre campanaria e fa bella mostra di sé con l’orologio che batte le ore. Salendo verso il belvedere si attraversa una delle vecchie porte di accesso ad arco a sesto pieno.

Nella piazza Roma oltre alla fontana, si trova la chiesa della Madonna del Giglio, eretta nel XV° secolo attualmente chiusa per restauri. Di stile barocco, mononavata, volta a botte con altare centrale e due altari laterali decorati a stucco, di scuola romana con influssi di Carlo Fontana. L’altare maggiore è decorato con un tondo a tempera del primo quattrocento raffigurante la Madonna Bambina con il giglio e il Bambino Gesù attribuito ad Anonimo stilisticamente vicino a Melozzo da Forlì. Nell’altare di sinistra una tela di Carlo Maratta raffigurante l’Adorazione dei Pastori restaurato di recente, nell’altare di destra una Madonna con Bambino, San Giuseppe e San Luigi Gonzaga opera settecentesca, e vicino al presbiterio un Martirio dei Missionari Francescani in Marocco del XIX° secolo. 

Attraverso una scenografica scalinata si arriva alla Parrocchiale di San Michele Arcangelo, originariamente dedicata a Sant’Angelo le cui origini risalgono all’undicesimo secolo anche se le prime notizie documentate sono del 1398. Subì varie trasformazioni e oggi si presenta ad aula rettangolare coperta a volta a botte con due cappelle laterali.

La cappella di sinistra del XVII° secolo, affrescato da Vincenzo Manenti: Madonna del Rosario con il Bambino, San Domenico, Santa Caterina e i misteri del rosario, lateralmente da una parte San Bernardino da Siena che indica il borgo di Greccio e dall’altra San Francesco che tende la mano alla zampa del lupo. Decorazioni a stucco attribuite a Gregorio Grignani.

Nella cappella di destra una tela sempre di Vincenzo Manenti San Francesco, Sant’Antonio di Padova con Bambino e San Michele Arcangelo molto rovinata ma che fra qualche mese tornerà all’antico splendore perché in fase di restauro, un affresco con lo sposalizio di Maria, Santa Lucia, Sant’Antonio Abate e la Madonna del Carmelo.

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Una statua di San Michele degli inizi del Novecento fa bella mostra di sé davanti al presbiterio. Nel presbiterio sopra all’altare una tela che rappresenta San Michele, una bella copia di un’opera di Guido Reni. Interessanti gli affreschi con una Ultima Cena e una Discesa dello Spirito Santo riportati alla luce in modo del tutto casuale negli anni Ottanta del secolo scorso e che necessitano come la maggior parti delle opere all’interno della chiesa di un restauro approfondito.

Un importante organo a canne del XVII° secolo tuttora funzionante è posizionato su una balconata.

Il Paesaggio Intorno

Uscendo dalla parrocchiale e girando a destra ci si trova nel punto più alto del borgo da cui si domina la sottostante Pianura Reatina molto fertile e colorata, ma che fino al II° secolo a.C. era un grande lago “Lacus Velino” e i cui resti sono ancora visibili con i laghi Lungo e Ripasottile. Il Massiccio del Terminillo e i Monti Reatini fanno da baluardo, e in lontananza a destra la città di Rieti a sinistra Poggio Bustone e al centro della pianura il fiume Velino.

Nei pressi dello slargo dedicato a Betlemme, La “Cappellina di San Francesco” che conserva all’interno la pietra, dove il Santo salì durante la prima predica agli abitanti del borgo.

Il Sentiero degli artisti

Percorrendo i vicoli e le stradine vediamo le case in pietra con opere d’arte incastonate nelle pareti: è il “Sentiero degli artisti” che inizia nei pressi del Museo Internazionale del Presepe e continua all’interno della piazza dove le abitazioni hanno tutte la stessa tonalità di colore e forma. Ventisette opere realizzate nel 2010 da artisti che arrivavano da varie parti del mondo e l’unico filo conduttore è Francesco d’Assisi.

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Il Museo del Presepe

Il Museo Internazionale del Presepe: una vecchia chiesa dedicata a Maria del XIII° secolo dove Francesco si ritirava a pregare. Alla fine del secolo scorso venne restaurata insieme ad un fabbricato poco lontano e oggi all’interno fanno bella mostra di sé i moltissimi presepi che arrivano da tutto il mondo.

Greccio è il presepe tutto l’anno ma, principalmente nel periodo di Natale, quando in ogni angolo, dietro ogni finestra ognuno realizza con tanto amore e dedizione il suo.

Venire in questo piccolo borgo, uno dei Borghi più Belli d’Italia, respirare aria pura, ritemprare il corpo e lo spirito facendo lunghe passeggiate, lungo i sentieri, in mezzo ai boschi. Si può arrivare sul Monte Lacerone, dove Francesco si era costruito un riparo tra due carpini e dove c’è una piccola chiesa al Santo dedicato, oppure al santuario dove venne realizzato il primo presepe vivente appagando la vista e il cuore. Anche la gola può essere appagata con le prelibatezze che preparano i ristoranti e le osterie, seguendo la tradizione e non disdegnando l’innovazione.

Foto copyright: M. Antonietta Menichelli

Profilo autore

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M. Antonietta Menichelli

Maria Antonietta Menichelli classe 1956 ha frequentato il corso presso l’Università Antonianum di Roma sul Francescanesimo.

Durante il corso degli anni lavorando come guida turistica a Greccio e in provincia di Rieti ha partecipato in varie interviste e servizi televisivi compresi la Rai e TV 2000.