“Al lupo! Al lupo!!” – Fino allo scorso secolo questo grido poteva significare solo una cosa: “Allerta, c’è un pericolo!!!” – Senza parlare dei mostri citati nei racconti o raffigurati nei libri: l’uomo lupo o il licantropo. Basti pensare al detto “in bocca al lupo!” la risposta più comune è “crepi!!!”. Purtroppo, il lupo non ha mai avuto una buona nomea.
Affascinante Creatura
Si tratta di una delle creature più antiche e affascinanti che esistano al mondo. Non solo, tralasciando le leggende popolari che lo descrivono come un mostro, il lupo ha una complessa e forte struttura sociale. Vivono in branco e in branco cacciano, allevano la prole e difendono il territorio, in maniera integrata e coordinata.
Nelle battute di caccia, dopo essersi strofinati i musi a vicenda (una sorta di rito atto a riscaldare lo “spirito del corpo”) i lupi partono in fila indiana. Individuata la preda, si alternano nell’inseguimento della preda (caprioli, cervi, alci) sino a ridurla allo stremo e poi attaccarla in massa. Stiamo quindi parlando di un animale molto intelligente e astuto.
Problemi creati dall’uomo non dal lupo
Ma mentre la caccia del lupo e per fini di sopravvivenza per l’uomo è divenuto col tempo un hobby! A causa della caccia grossa da parte dell’uomo la fauna selvatica si è vista diminuire drasticamente nelle foreste e nei boschi. Questo è accaduto in tutto il mondo, non solo in Italia ed è uno dei motivi principali che ha portato il lupo a cercare cibo altrove, ad esempio, puntando il bestiame: capre, pecore, agnelli. Visti come abbondanti e facili prede il lupo è stato quasi costretto a questa scelta. Una scelta conveniente, ma essenziale!
Quindi, per un problema causato dall’uomo, il lupo ha iniziato sempre di più a cacciare il bestiame provocando non pochi problemi. Allora l’uomo, per rincarare la dose, ha trovato il giusto pretesto per combatterlo portato il lupo quasi all’estinzione sterminandolo senza pietà. Ma forse in pochi sanno che la presenza del lupo, in natura, è fondamentale!
I lupi di Yellowstone
Poco tempo fa lessi su National Geographic che nel 1995, quattordici lupi furono inseriti nel parco di Yellowstone per il ripopolamento e fu allora che accadde una sorta di miracolo. Tutto iniziò quando i lupi iniziarono a dare la caccia ai cervi. La loro presenza ha fatto sì che i cervi evitassero alcune parti del parco, così facendo le zone erbose iniziarono a rigenerarsi. Le foreste di pioppi e di salici rifiorirono. Gli alberi e i cespugli portarono più bacche e insetti, di conseguenza, diverse specie animali si sono spostate nel parco.
Infatti il rigoglio degli alberi attirò altre specie, quali: il castoro, precedentemente estinto nella regione, che costruirono diverse dighe che fornirono un habitat perfetto per le lontre, topi muschiati e simili. Aumentarono anche il numero dei conigli, dato che i lupi in breve scacciarono anche i coyote, questo portò anche ad una maggioranza di falchi, volpi rosse e tassi. I lupi crearono un maggiore equilibrio tra preda e predatore, riuscendo a far aumentare di numero alcune specie, e mutando negli anni l’intero ecosistema di Yellowstone. Hanno letteralmente cambiato la geografia fisica del parco.
I lupi nelle Apuane
Tornando nel nostro bel paese, in Toscana, precisamente a Seravezza (LU) pochi anni fa, verso la fine del 2014, il lupo è tornato a popolare le Apuane; dopo cento anni dalla scomparsa dell’animale dalle nostre Alpi. Oggi, il Parco delle Apuane comunica che la presenza del predatore sta aumentando e diventa sempre più stabile.
La coesistenza
Prendiamo questo messaggio come un occasione per coesistere con queste meravigliose creature e non come l’ennesimo pretesto per puntargli contro il dito gridando: “Al lupo! Al lupo!!” e imbracciare i fucili. Pensiamo a come il lupo sia fondamentale in natura, come tante altre specie che, come lui, godono purtroppo di una brutta reputazione. Forse sarebbe il caso di riconoscere i nostri errori e fare qualche passo indietro.
Infine, la prossima volta che qualcuno vi dirà “In bocca al lupo!” voi rispondete semplicemente con un “Grazie!”.
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Articolo di M. Gaddini
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