Il “Virtuoso”: Il piatto tipico del Primo Maggio a Teramo

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Il piatto teramano per eccellenza, la tradizione di primavera e molto altro…le Virtù come consuetudine di un’antica pratica legata al culto della terra in occasione del Calendimaggio, festeggiato dalle civiltà contadine. Le origini di questa ricetta abruzzese risalgono, pare, al 1800 nella zona della provincia di Teramo, dove, come tutt’oggi, si prepara in occasione del Primo Maggio.

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La primavera nel piatto

La preparazione di questo piatto è connessa con l’arrivo della Primavera. Con l’arrivo della bella stagione, infatti, a fine aprile, le massaie abruzzesi erano solite ripulire le credenze da tutti gli avanzi di legumi secchi e dai vari tipi di pasta che durante l’inverno si erano spezzati o che erano rimasti inutilizzati. Le virtuose donne usavano, quindi, unire tutti questi rimasugli invernali con le primizie di stagione, che la terra si avviava a produrre in abbondanza. Il 30 aprile è la data considerata spartiacque tra la fine dei rigori dell’inverno ormai concluso e l’arrivo della primavera.

Proprio con il piatto delle Virtù si festeggiava l’arrivo della primavera e la fine dell’inverno.

Le origini del nome di questa pietanza 

L’aggettivo “virtuoso” riferito proprio alla capacità economica della massaia nell’essere riuscita a gestire la dispensa fino all’arrivo della primavera e dei nuovi prodotti della terra. Le virtù rappresentano quindi la buona volontà, la saggezza e la fantasia delle donne “virtuose”, appunto.
Secondo altri, le virtù sono i legumi e le verdure prodotti dalla fatica dei contadini, doni preziosi della terra.

 

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Un rito abruzzese da generazioni

Sin dall’origine della preparazione di questa particolare vivanda e fino ai giorni nostri, il primo maggio si traduce in Abruzzo in un’esperienza conviviale e vivace, dove ogni famiglia, custode del segreto della ricetta, si ritrova per passare un lieto momento insieme.

Antica festa per i raccolti, per la terra assumeva il significato di celebrazione degli dei per propiziare la fertilità della terra e l’abbondanza del raccolto estivo.

Secondo una leggenda, le Virtù dovevano contenere sette tipi di legumi, sette tipi di verdure, sette specie di aromi, sette varietà di carni e sette tipi di pasta, che il tutto dovesse essere cucinato da sette vergini per ben sette ore, sette proprio come le virtù cristiane.

In realtà sono ben oltre 50 gli ingredienti di stagione che compongo questa tradizionale portata teramana. Fagioli di varie qualità, ceci e lenticchie, cicerchie, piselli e fave; zucchine, carote, patate, carciofi, bietole, indivia, scarola, lattuga, verza, cavolfiore, cicoria, spinaci, finocchio, rape e poi aglio, cipolla, maggiorana, salvia, timo, sedano, prezzemolo, aneto, noce moscata, chiodi di garofano, pepe o peperoncino, pipirella, menta selvatica, borragine, finocchietto selvatico, basilico. E poi ancora prosciutto crudo, cotiche, piedi e orecchie di maiale, carne macinata di manzo in polpettine, lardo, pancetta, guanciale; Senza dimenticare la pasta: di grano duro, corta, fresca all’uovo e di varie forme e dimensioni. Olio, sale, polpa di pomodoro e pecorino.

Il piatto, essendo molto elaborato, richiede una lunghissima preparazione (almeno due giorni).
La caratteristica delle virtù e quello che le rende diverse da qualsiasi tipo di zuppa o minestra è la cottura, lunga e laboriosa. Si inizia giorni prima a cuocere le verdure e i legumi. Gli ingredienti sono tanti e vanno tutti preparati separatamente. Il momento più complesso l’unione di tutte le preparazioni. Tutti gli ingredienti precedentemente cotti devono essere uniti alla stessa temperatura.

Per assaggiare, anzi, gustare questo tradizionale piatto l’appuntamento è (esclusivamente) per il 1° Maggio a Teramo!

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