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E se aprendo gli occhi, solo per questa volta, potessimo svegliarci e scoprire che la storia ha riavvolto il suo tempo per fermarsi in un giorno lontano di cinquecento anni fa, per riportare in vita la tradizione e portarci in un mondo di giostre e cavalieri?

È la mattina dell’ultima domenica di Carnevale: il centro storico cittadino di Oristano viene improvvisamente pervaso dal rullo dei tamburi e dagli squilli di trombe; un maestoso corteo scorta un araldo a cavallo; viene dato l’annuncio di un’imminente corsa equestre e cittadini e cavalieri sono chiamati a radunarsi nel piazzale antistante la cattedrale per assistere e correre nella gara su invito dell’autorità cittadina… È la Sartiglia. Due giorni all’anno, l’ultima domenica e martedì di Carnevale, la popolazione di Oristano – sulla costa centro-occidentale della Sardegna – e i turisti di tutto il mondo sono infatti chiamati ad assistere al grandioso evento che tutti gli anni, a partire almeno dal XV secolo, sprofonda la città nel cuore della tradizione sarda, per rivivere la spettacolare corsa e celebrare l’antica festività.

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©facebook.com/SaSartiglia/

Curata rispettivamente, nei due giorni, dalle antiche corporazioni del Gremio dei Contadini e del Gremio dei Falegnami, la giostra segue un cerimoniale preciso e solenne: la mattina della corsa, su Componidori (il capocorsa) è il protagonista del rito della Vestizione; indossati gli abiti cerimoniali e la maschera tradizionale, rialzato sul tavolo rituale, su Componidori non potrà toccare il suolo fino al termine della Sartiglia.

Concluso il rito- inaccessibile al pubblico, se non su specifico invito, e osservabile esclusivamente dal maxi schermo posto nella piazza Eleonora d’Arborea a partire dalle ore 12- , direttamente dal tavolo su cui è stato vestito, il capocorsa monta a cavallo e, impugnato lo scettro di mammole simboleggiante la primavera imminente, si dirige alla volta del sagrato della Cattedrale per dare inizio alla corsa alla stella.

Nel tripudio degli applausi e dei tamburi, tra i colori sgargianti dei costumi sardi tradizionali e delle bardature dei cavalli, ha inizio la sfida: obbiettivo de su Componidori, e dei cavalieri dopo di lui, è cogliere in punta di spada, lanciati al galoppo, la stella di latta sospesa con un nastro sopra la strada. La corsa è una rassegna di emozionanti prove di abilità, e uno spettacolo unico. La prima fase della festa è ufficialmente chiusa da sa Remada, l’incredibile atto che il capocorsa compie sdraiato sulla schiena sul dorso del cavallo al galoppo, benedicendo i presenti con lo scettro di mammole. Ma le emozioni sono solo all’inizio: è il momento delle pariglie, in cui gruppi di tre cavalieri affiancati, lanciati in una corsa sfrenata, dovranno dare prova di immenso coraggio compiendo evoluzioni mozzafiato in groppa ai loro maestosi destrieri.

Le pariglie si susseguono una dopo l’altra, e lasceranno il pubblico con il fiato sospeso fino al tramonto, quando ormai all’imbrunire, dopo un’ultima emozionante sfilata, i cavalieri e su Componidori si ritireranno per il rito della Svestizione, a cui il pubblico è ammesso per festeggiare il capocorsa e la fine della Sartiglia. Con un po’ di fortuna, nel rientro dalla corsa, potremmo perfino imbatterci in qualche cavaliere e ricevere da lui una delle coloratissime coccarde che ornano il suo cavallo: sarà un portafortuna per il nuovo anno.

I festeggiamenti continueranno fino a notte fonda, tra le risate e i profumi dei tipici dolci sardi.

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©facebook.com/SaSartiglia/

Ecco quindi un modo originale ed entusiasmante per trascorrere il Carnevale…

Ricordo la mia prima Sartiglia: ero solo una ragazzina, sognavo le feste in maschera e le stelle filanti; poi quell’anno mi portarono a vedere la corsa…Ricordo l’atmosfera allegra della festa, il suono ritmico e ipnotico degli zoccoli sul selciato, i fiocchi, i nastri, le coccarde colorate, che riempivano lo sguardo ovunque mi voltassi, il fruscio delle vesti delle massaieddas, le giovani in costume tradizionale, le grida di gioia della città esultante ogni volta che un cavaliere infilava la stella, le espressioni elettrizzate e sgomente intorno a me ogni volta che un cavaliere, sulle spalle dei suoi compagni lanciati al galoppo, si esibiva nelle sue evoluzioni, e l’aria sferzata dalla polvere quando i cavalli sfrecciavano a tutta velocità sulla strada.

Ricordo che avevo lasciato la festa con le farfalle nello stomaco: volevo diventare su Componidori, dissi a mia madre, e allora non sapevo che la fantasia di una bambina poteva incontrare la realtà, dal momento che le amazzoni Componidoris esistono, esistono davvero; volevo correre per sfidare la sorte come primo cavaliere e prendere parte attiva in quell’antica magia straordinaria e misteriosa che aveva invaso la città in quel giorno di festa, cristallizzando il tempo in un rituale antico come la tradizione.

Alla fine non sono diventata un cavaliere e non ho mai colto una stella portafortuna…Mi è rimasta solo una coccarda colorata, un dono che conservo ancora oggi, insieme al ricordo di emozioni straordinarie e alla voglia di tornare.

Sa Sartiglia si terrà, per quest’anno il 23 e 25 febbraio 2020: a mio parere, un evento imperdibile, consigliato per tutta la famiglia.

Per maggiori informazioni sull’accesso all’evento, rimando al seguente link:

Fondazione Sa Sartiglia