L’itinerario che vi propongo oggi è, a mio avviso, tra i più piacevoli nelle vicine di Treviso – capoluogo della Marca Trevigiana bagnato dal Sile – per chi desidera trascorrere qualche ora a contatto con un ambiente naturale che si è preservato nel tempo.
Se siete in visita a questa affascinante città non potete perdervi la ciliegina sulla torta!
Ma partiamo da una breve descrizione del luogo:
Il Parco Naturale Regionale del Fiume Sile si estende su un territorio che comprende 11 comuni tra le provincie di Padova, Treviso e Venezia. Quindi non serve vivere a Treviso per godere di questo ambiente naturale perché l’escursione può prendere il via da diversi punti. Io sono partita dalle porte di Treviso, dalla “Strada Alzaia”
Il fiume che dà il nome al parco, nasce in località Casacorba di Vedelago e le sue sorgenti si chiamano “fontanassi di Casacorba”: qui la superficie del terreno, costituita da torba, permette al fiume Piave che scorre nel sottosuolo, di risorgere spontaneamente.
Il Sile è dunque un fiume di “risorgiva”, nasce cioè in pianura da “polle” di acqua limpida e potabile, ricca di sostanze minerali, di temperatura tra i 12°e 14°. E’ quest’acqua di risorgiva che viene utilizzata per la coltivazione del famoso Radicchio di Treviso IGP, del Radicchio Variegato di Castelfranco Veneto e dell’Asparago di Badoere!
La vegetazione presente lungo la “fascia delle risorgive”, ma anche lungo tutto il percorso, è costituita da prati asciutti, prati umidi , vegetazione di tipo palustre, piante sommerse e natanti: un vero paradiso per una fauna stanziale che nidifica in questo Parco protetto e anche per molti uccelli migratori che provengono dal nord europa e sostano per riposarsi.
E’ presente una colonia di aironi – airone cinerino, airone guardabuoi, garzette – che attira l’interesse di molti birdwatchers e amanti della fotografia, oltre ad un gruppo di oche migranti che ho avuto la fortuna di vedere. E’ proprio nel periodo primaverile che si possono osservare le foleghe, le gallinelle d’acqua e le morette – anatre tuffatrici molto rare – con una miriade di pulcini appena nati al seguito. Che meraviglia!
Da non perdere assolutamente per gli amanti della bicicletta e delle passeggiate:
Il GIRASILE è un percorso a mobilità lenta (a piedi, in bicicletta, in barca) che attraversa tutto il Parco del Sile dalle sorgenti a Caposile. Ci sono ben 7 itinerari che si possono percorrere in quest’area e che permettono di conoscere i 4 “Tesori del Sile”:
Il Girasile “nel Gusto” per approfondire il collegamento tra questo fiume e le produzioni tipiche agricole che ho già citato. Accoglienti trattorie per degustare il meglio della cucina trevigiana.
Il Girasile “nella Natura” che tocca diverse oasi naturalistiche – oasi naturalistica del Mulino di Cervara.
Il Girasile “nell’Arte“, che collega le aree architettoniche e archeologiche di Altino, le strade romane – Via Claudia Augusta e via Annia – il “Cimitero dei Burci“, i singoli mulini e le fornaci.
Il Girasile “nell’acqua” che descrive un tragitto fluviale incantevole.
Vi consiglio il percorso ciclo-pedonale delle “Restere” per un’escursione a piedi o in bicicletta. Non è molto lungo e fattibile anche dai bambini.
Le Antiche Restere erano le strade sterrate lungo gli argini del fiume Sile utilizzate in passato per trascinare i “burci“- pesanti imbarcazioni in legno per il trasporto delle merci – nella risalita del fiume fino al punto dello scarico delle merci. Il burcio era tirato mediante funi da cavalli, buoi e uomini posti sulle strade (le restere) ai lati dell’imbarcazione. Se il burcio era molto carico venivano impegnati fino a 12 animali.
E’ proprio in direzione di Casier, allegro paesino lungo il percorso che giunge a Caposile, che si incontra il “Cimitero dei Burci”, il luogo in cui queste barche vennero affondate nel 1970 e sostituite dal trasporto in gomma.
Oltre il percorso ciclo-pedonale, è possibile percorrere il tragitto via acqua, in canoa, in imbarcazioni ecologiche o affittando una houseboat che vi condurrà nella Laguna di Venezia per una vacanza di più giorni. Indimenticabile!
Copyright foto articolo: Carla La Rocca