Home » Quella follia chiamata non-scuola

Ravenna, Anno Domini 2017

Vi scrivo dalla cucina di casa mia, la musica irlandese riempie ogni stanza.

L’albero spezzato dalla tempesta del mese scorso sta mettendo su nuove foglie, testardo fino all’ultimo, la vecchia betulla non si fa intimidire da nessuno.

Fuori il cielo è attraversato da sottili lingue di candide nubi, l’estate riscalda l’aria, le risate dei bambini arrivano fino al terzo piano, la finestra aperta lascia che si mescolino con le note del violino. Il sole gioca coi suoi raggi in una samsara di luci e ombre.

Ma non è dell’estate di Ravenna che voglio scrivere, anche se ci sarebbe tanto da dire. Abbandoniamo i mesi caldi, dove le cicale regnano e le zanzare pungono, per lasciarci avvolgere dalle prime nebbie autunnali, veli che donano nuovo volto alla realtà.

Ora, fuori, fa freddo, le foglie sono oro e carminio, cadono sull’umido terreno. Il gelido vento assedia la gente asserragliata nei tiepidi edifici.

E tu che stai ancora camminando, coraggioso che sfidi le intemperie o sventurato che ancora luogo per nasconderti non hai trovato, proprio tu che ora tiri sul col naso perché troppo freddo e soffi sulle mani che bruciano dal gelo, esatto parlo proprio con te, ora senti provenire da una scuola superiore un ruggito che ti butta a terra, la voce di decine di ragazzi che danno vita a parole scritti su carta e nei loro cuori.

Eccoli, sono loro, i ragazzi e ragazze della non-scuola, laboratorio teatrale nato nel 1991 da un’idea di Marco Martinelli regista della compagnia Teatro della Albe e che ogni autunno si tiene negli istituti superiori di Ravenna e non solo, ormai la si trova da Milano fino a Lamezia Terme, passando per Napoli facendo una capriola su sé stessi.

Cos’è la non-scuola? Questa è per me una delle domande più semplici e difficili allo stesso tempo; è un laboratorio teatrale che non ti insegna a fare teatro e che non ne ha la minima voglia e intenzione, non lo ha mai fatto e mai lo farà. È un rituale dionisiaco che libera quello che hai dentro, dà sfogo ai tuoi pensieri, alla tua immaginazione, alla tua voglia di vivere e mostrarlo al resto del mondo.

Una bomba che coinvolge gli studenti di tutta Ravenna dal mese di novembre, proprio con l’arrivo delle prime nebbie che tutto dovrebbero spegnere, fino ai primi giorni di primavera, dove finalmente riusciremo a rivedere le stelle.

A questi giovani luciferi viene affidato un prezioso testo teatrale, amabilmente lasciato ai loro affilati artigli. Strappato, lacerato, reinventato, stravolto, capovolto, lanciato in aria e lasciato cadere scomposto, contaminato dalla realtà e dal pensiero di ognuno.

Poi non chiedetevi come mai l’opera classica cambia volto, aspetto, nome, e prende mille e più identità; Montecchi e Capuleti che litigano ad un convegno anti-piccioni, il Faust di Marlowe che incontra un papa arabo, un Mistero Buffo dove l’Inferno è la Kimotorizzazione civile.

Un calderone dove idee, viaggi verso la Terra e la Luna, vengono uniti tra loro, mescolati con pazienza e dedizione dalle guide della non-scuola, che insieme ai ragazzi e ragazze raggiungono la perfetta alchimia trasformando il piombo in oro.

La non-scuola è un caldo letargo invernale, dove ogni settimana i giovani orsi provano per perfezionare gli spettacoli che, all’alba della primavera, si risveglieranno con incredibile energia sul palco del Teatro Rasi in una rassegna eretica fatta solo per loro.

AVVERTENZE! ATTENTI AD INIZIARE, UNA VOLTA ENTRATI È DIFFICILE USCIRNE.

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