Sant’Anna di Stazzema sulle Alpi Apuane della Toscana

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Sei mai stato in un luogo in cui si sono verificate così tanta tristezza e tragedia che ti senti quasi come se non dovessi scattare nessuna fotografia? E se ne scatti qualcuna, dovresti assolutamente astenerti dal sorridere per rispetto verso coloro che sono venuti prima di te? Sant’Anna di Stazzema sulle Alpi Apuane toscane è un posto così: un luogo con una storia tragica; un luogo di estrema riverenza; un luogo che non dovrebbe mai essere dimenticato.

L’arrivo

Consapevoli della sua famigerata storia, in una splendida giornata di metà maggio, siamo partiti per una gita di un giorno nello storico borgo montano di Sant’Anna. Di strade, c’è ne solo una e ti garantisco, non è per i deboli di cuore.

Da Camaiore (provincia di Lucca) sono previsti 10 km di tornanti che abbracciano la montagna rocciosa da un lato e il bosco dall’altro. In molti tratti, ti chiederai come la strada possa essere a doppio senso ed abbastanza larga da consentire il passaggio di due auto, eppure ci passano addirittura i pulman. A volte, a seconda dell’auto che incontri ed il punto in cui ti trovi, una delle due sarà costretta a fare marcia indietro. La maggior parte della strada ha un guard rail, ma non tutta. Se conosci la storia in anticipo, ti chiederai com’è possibile che le truppe tedesche riuscirono a scoprire questa zona talmente remota. 

Una volta parcheggiato, e dopo aver asciugato le gocce del sudore sulla fronte e sulle mani dall’ansia, e certamente, dopo aver fatto l’applauso al tuo coraggioso pilota, troverai subito una piccola cappella dedicata ad Anna Pardini, la più giovane vittima della strage che aveva appena 20 giorni.

Il 12 agosto del 1944, il giorno infame

Questo è un luogo solenne. A parte il parcheggio asfaltato e la segnaletica che racconta la sua storia ai visitatori, non è cambiato molto a Sant’Anna da quel giorno orribile del 12 agosto 1944. Proprio quel giorno la 16a Divisione SS Panzergrenadier uccise brutalmente, senza pietà, disumanamente 560 innocenti del borgo compresi madri, donne incinte, neonati, bambini e anziani. Il prete implorò le truppe di risparmiare le vite innocenti dei suoi paesani, ma fu inutile e uccisero anche lui. Quando non c’era più vita, bruciarono i loro corpi, il loro bestiame e le loro case finché non rimase assolutamente nulla di Sant’Anna. E’ la dura realtà della guerra, le parole feriscono solo a leggerle, una verità così crudele che vorremmo dimenticare, ma non si può perché non sarebbe giusto.

Cosa aspettarsi quando visiti 

La piccola chiesa risale al XVI secolo e all’interno troverai l’altare drappeggiato con bandiere arcobaleno e preghiere per la pace per la guerra in Ucraina, quasi 80 anni dopo.

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C’è un piccolo bar adiacente al prato della chiesa che serve un discreto caffè, bibite e panini. Puoi mangiare all’aperto nell’incantevole patio e riflettere sugli eventi accaduti qui. Personalmente, non potevo fare a meno di chiedermi cosa avrebbero pensato oggi quegli abitanti di Sant’Anna se avessero  potuto vedermi semplicemente seduta lì a bere un caffè o vedere tutte quelle persone provenienti da tutto il mondo a rendere loro omaggio; nessuno lo avrebbe mai immaginato.

Un museo di recente costruzione è aperto tutti i giorni tranne il lunedì ed è gratuito. Si prega di lasciare una donazione! È estremamente ben fatto con testimonianze, fotografie e una fantastica curatrice del museo; la sua passione di raccontare la storia ai visitatori è indiscutibile. Il giorno in cui abbiamo visitato, c’era un mega gruppo di ragazzi in gita e si è scusata profusamente per l’inconveniente. Le ho detto che vedere i giovani era bello invece e che serviva per non fare mai dimenticare l’orribile storia di Sant’Anna.

Via Crucis verso l’ossario

Consiglio vivamente di percorrere la Via Crucis fino al monumento ossario. Il tratto è in salita con il sentiero fatto di pietre irregolari, quindi non è per tutti. Quando raggiungi la cima, avrai una vista spettacolare sul Mar Tirreno sottostante e sulla costa toscana della Versilia, dove si trovano alcune delle località balneari più lussuose d’Italia.

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C’è una scultura in marmo squisitamente scolpita di una donna che tiene in braccio un bambino dove i visitatori depongono ancora fiori fino ad oggi. Mi è venuta la pelle d’oca quando una coppia tedesca in visita ha aperto il sacco della spesa, tirando fuori un vaso di fiori che avevano acquistato appositamente per questo momento. Il loro piccolo gesto di posarlo solennemente sui gradini davanti alla statua aveva un significato molto più profondo.

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Un’enorme lastra di marmo riporta i nomi e l’età di ogni vittima del massacro, compresi gli otto bambini Tucci e la loro madre. Il padre non fu ucciso quel giorno, ma visse altri undici anni in un presunto inferno fino a quando non si tolse la vita nel 1953.

Ho faticato a capire come in un luogo di tale bellezza – con una vista proprio delle cave da cui Michelangelo ottenne la lastra di marmo per il suo “David” e gli ombrelloni colorati della Versilia – fosse trapelata una tale impensabile tristezza. Non c’è davvero una risposta semplice, né una giustificazione.

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Visitare Sant’Anna di Stazzema è tra l’obbligo ed il dovere; un luogo che dobbiamo visitare sia per onorare le sue vittime cadute, sia per imparare dagli errori della storia e per non ripeterli mai più.

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