Urban exploration a Strevi: viaggio nel tempo nella villa del geologo che profuma di glicine

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Mi chiamo Pamela, cacciatrice bolognese di tesori nascosti da circa un anno “girovagando” e “zingarando” per l’Italia esploro luoghi abbandonati, pericolanti e fatiscenti, ricchi di storia e di un valore architettonico e bellezza unici.
Vi accorgerete leggendo nelle prossime righe che questo è un appuntamento insolito per un magazine dedicato al turismo. Un viaggio particolare ed unico nel suo genere, non per tutti e di cui non tutti possono improvvisarsi come praticanti, nel quale vieni trasportato in un’altra dimensione come all’interno di una capsula del tempo o perché no a bordo della DeLorean di Marty McFly protagonista della trilogia “Ritorno al futuro”.

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Cos’è Urban Exploration?

Vorrei farvi conoscere questa pratica a molti sconosciuta, si chiama “Urban Exploration – Urbex”
esplorazione e speleologia urbana di luoghi ricoperti di polvere, inagibili, a volte sbriciolati in macerie e purtroppo ora solo mete di pellegrinaggio di molti esploratori. Pubblicando posts di scatti fotografici sui Socials e Community, tra un hashtag e l’altro, articoli, con lo scopo di ricordarli nel tentativo di mantenerli in vita e la speranza di potergli dare un futuro e destino diversi.

Tra castelli, rovine, i luoghi dimenticati

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Sono posti abbandonati, fabbriche dismesse, antiche dimore storiche, castelli, ville, vecchie rovine di cui ci si dimentica l’esistenza, invisibili, che restano nell’ombra, il cui trascorrere del tempo sembra averli cristallizzati e il cui passaggio di vandali ne segna l’inesorabile triste fine.
Alcuni sono di incredibile e strepitosa bellezza, nascosti tra la vegetazione che si rimpadronisce dei propri spazi e la polvere che ne segna il declino e il degrado, pareti affrescate irrispettosamente colorate con bombolette spray, bassorilievi consumati dal tempo e dall’umidità, imponenti ed eleganti scale in marmo e caminetti deturpati di alcune loro parti, voragini nelle pavimentazioni come crateri di vulcani inesplosi, immagini di una malinconica decadenza.

Due fondamentali

Due le basi fondamentali dell’Urbex, passione per l’esplorazione e per la fotografia, scattare una foto è come riportare questi luoghi allo splendore di un tempo, lasciare una traccia nel presente e nel futuro di una passata esistenza, che ne documenta il fascino dell’abbandono.
L’Urbex è affascinante, siamo in tanti a praticarla, le fotografie possono essere anche un modo per documentare o “denunciare” lo stato di degrado di realtà lasciate a sé stesse, che la società dovrebbe e potrebbe recuperare, ma che silenziose sembrano aspettare di essere spazzate via da una ruspa. Proprietà che diventano troppo onerose e dispendiose da gestire.
Questo articolo non vuole essere un invito o un incoraggiamento alla pratica (anzi, tutt’altro), è troppo rischiosa, parliamo di edifici abbandonati di cui non si conoscono le condizioni strutturali, spesso pericolanti e fatiscenti, non fatelo! Inoltre lo stesso temporaneo transito all’interno e/o all’esterno di queste aree, potrebbe essere considerato reato e procurarvi spiacevoli noie legali e sanzioni amministrative… diciamo che ciascun esploratore si assume ogni consapevole rischio.

Scoprendo Villa del Barone di Munchausen a Strevi

In questo clima post natalizio di festa, se vogliamo ancora con nell’aria una magia aggiuntiva, ho preparato per Voi un nuovo ed insolito viaggio nel tempo, del tutto virtuale, sicuramente più comodo, economico e certamente sicuro, in cui dare spazio alla fervida immaginazione e fantasia presente in ciascuno di noi, condividendo una tappa unica, accompagnata da storia e scatti fotografici, come catapultati in un’altra dimensione.

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“Villa del Barone di Munchausen”, situata nel centro storico di Strevi, un piccolo grazioso borgo rinascimentale del Piemonte.
Un edificio risalente al 1600, inizialmente dimora di un vescovo, poi ebbe diversi passaggi di proprietà fino ad arrivare attorno al 1869 alla famiglia Pellati.

Nicola Pellati, personaggio importante nella storia italiana, uomo dal comportamento austero e modesto, laureato in ingegneria e architettura civile all’Università di Torino, specializzato a Parigi presso l’Ecole des mines, docente di geologia e mineralogia, Direttore del Regio Ufficio geologico e responsabile del progetto di realizzazione della Carta geologica d’Italia scala di 1:100.000.
Fu socio fondatore della Società geologica italiana, più volte consigliere e vicepresidente, fino a diventarne il presidente. Nel 1900 sotto la sua presidenza proprio nella villa svolse la riunione estiva della Società a cui parteciparono numerosi senatori e deputati.
Nel corso della sua carriera ricevette importanti incarichi da parte del ministero dell’Agricoltura, ma anche da quelli dei Lavori pubblici e delle Finanze.
Nei secoli transitarono illustri ospiti tra le mura, la Principessa Czernicheff, il Principe del Galles, futuro Edoardo VII e nel novecento il Generale Paolo Spingardi, il Barone Winspeare, il Principe di Piombino e tanti altri… e ancora il poeta Trilussa, amico del conte Francesco Pellati, figlio di Nicola e Direttore dell’Accademia dei Lincei.
Per ulteriori notizie sul personaggio, vi rinvio alla biografia on line della Treccani, da cui ho riportato le principali informazioni.

“Fragili e forti, le rovine sono un dono…”

Tra i luoghi più affascinanti ed emozionanti che io abbia fotografato, carico di storia e di personaggi che vi sono transitati. Ho avuto la possibilità di accedervi accompagnata dalla Proprietaria (chiunque ne fosse interessato può contattarla direttamente e accordarsi compatibilmente ai suoi impegni), assieme a lei attraversando una stanza dopo l’altra ne abbiamo ripercorso la storia e gli aneddoti legati ad essa, ricordi a cui è giusto continuare a darne voce e parola, viviamo il presente grazie al nostro passato, con lo sguardo rivolto al futuro.

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C’è molto da fare, lavori da prevedere, la Proprietaria avrebbe in mente alcune idee nel tentativo di garantirne la conservazione, essendo un edificio vincolato a tutela per interesse storico ed artistico della Soprintendenza delle Belle Arti, tra le quali la possibilità di costituire un’Associazione no profit, per scopi a carattere solidale, ideale o di utilità sociale, assistenziale, culturale e creativo, nell’organizzazione anche di eventi, quali ad esempio mostre e concerti di musica classica.
Una magnifica dimora ricca di contenuti storici, di arredi e di oggetti dell’epoca custoditi all’interno, dalle pareti e soffitti finemente affrescati, a partire dal porticato che collega il giardino all’interno e un imponente glicine che nel periodo di piena fioritura ne colora e profuma le mura, come ouverture.
Urbex è anche questo, entrare in luoghi con chi autorizza a spalancare i propri portoni chiusi, con chi è disposto a condividerne la storia, permetterti di andare oltre lo scatto fotografico, fino ad arrivare alla sua intimità e storia pulsante.
Ho guardato molti posti come questo, immaginando il caos che hanno sopportato, il modo in cui sono stati saccheggiati, tornando ad essere poi sé stessi. Luoghi abbandonati che sono tutti da scoprire e da rispettare in ogni sua sfumatura, fragili e forti, le rovine sono un dono, la distruzione è la via per la trasformazione, una similitudine di vita con l’essere umano.

Profilo autore

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Pamela Nanetti

Pamela Nanetti è nata e vive a Bologna, da tempo legata al Biellese per amicizie e legami personali, mamma, impiegata back office, ha iniziato a scrivere per caso, un modo per conoscere sé stessa, iniziando coraggiosamente un viaggio senza avere la certezza del ritorno, nel quale esce la sua vera personalità, dove il cuore non permette calcoli e vive di istinto, ecco da dove nasce il primo libro, “Viaggio nel cuore di un urbexer”.
Alla scoperta dell’Urban Exploration, Urbex, da circa un anno, girovagando e “zingarando” per luoghi abbandonati, pericolanti e fatiscenti, ricchi di storia e di un valore architettonico e bellezza unici. Un viaggio nel tempo, trasportati in un’altra dimensione parallela, sfruttando la passione per la fotografia, la curiosità per l’esplorazione, con l’incoscienza di una bambina, si addentra in dimore storiche, castelli, vecchie rovine decadenti, riconquistate dalla natura, di cui si dimentica l’esistenza, invisibili, che restano nell’ombra, il cui trascorrere del tempo sembra averli cristallizzati. Anche il quotidiano La Stampa incuriosito da questa passione ha voluto dedicare uno spazio tra le sue pagine e ora grazie all’attuale e recente collaborazione col giornale Eco di Biella ha la possibilità di condividere queste personali esperienze.

Scattare una foto è come riportarli allo splendore iniziale, un modo intimo per esprimere emozioni e sensazioni come una dichiarazione di amore per chi non riesce a dimenticare. Una raccolta di fotografie ed esperienze che documentano tappa per tappa.

“… cominciai a frugare tra le rovine del mio cuore per ricostruire un riparo in mezzo alle macerie.” (D. Roberts – Shantaram)

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