Come per i musulmani il pellegrinaggio alla Mecca rappresenta uno dei 5 pilastri dell’islam ed è obbligatorio almeno una volta nella vita, posso affermare con certezza che anche u festinu di Santa Rosalia costituisce un evento altrettanto importante per il palermitano devoto e non. Il festino, come molte delle feste religiose in Sicilia, è una combinazione di fede, tradizione e folklore. Il culto della Santuzza unisce trasversalmente grandi e piccini, ricchi e poveri, il devoto e l’ateo. U fistinu per il palermitano è sacro e, cascasse il mondo, piuttosto non vado al matrimonio di mia cugina, ma al festino non si può mancare! E’ un evento molto sentito e rispettato in tutto il circondario di Palermo e la sua popolarità si estende anche oltre i confini siciliani, tanto da essere stato ufficialmente riconosciuto patrimonio immateriale d’Italia . Questi giorni vedono riversati per le strade persone provenienti da diverse zone limitrofe della provincia di Palermo e coinvolge anche molti turisti che partecipano con entusiasmo ad uno dei momenti più sentiti e tipici della zona.
La fama della santa, Rosalia de’ Sinibaldi, inizia a svilupparsi già dall’età quindici anni quando decide di dedicare la sua intera vita alla fede e di spogliarsi delle nobili vesti nelle quali era nata per ritirarsi ad una vita di solitudine, povertà e contemplazione. La Santa trova pace e rifugio presso una grotta sulla cima del Monte Pellegrino che abbraccia il golfo di Palermo e Mondello e che divenne ben presto meta di pellegrinaggio soprattutto dopo la sua morte, il 4 Settembre 1170.
Il culto vero e proprio si sviluppa in particolar modo nel 1625 quando la peste si diffonde per la città e le spoglie della santa, ritrovate incastonate nella roccia della grotta nella quale si rifugiava, furono poste in un’urna di vetro e portate in processione per le strade di Palermo determinando così la fine della peste. Da quel momento, ogni anno, viene allestito un carro trionfale seguito da un corteo storico che accompagna la santa da allora fino ad oggi.
Oggi la grotta è diventata un santuario, suggestiva meta di pellegrinaggio ma anche una tappa turistica di rara bellezza. Il 14 luglio, giorno del festino, è ormai una vera e propria manifestazione artistica il cui tema, sempre incentrato sulla storia della santa, cambia ogni anno ed anticipa le celebrazioni religiose del 15.
Ogni anno viene allestita una scenografia diversa a seconda del tema scelto con la collaborazione dei licei artistici e degli artisti palermitani che rendono questo evento sempre spettacolare, coinvolgente ma soprattutto genuino. Il corteo parte dalla magnifica Cattedrale dove migliaia di persone si accalcano sul ciglio della strada, sulle ringhiere, i muretti per vedere passare a Santuzza accompagnata dalla banda, da canti siciliani in rima e, ovviamente, dal tipico “Viva Palermo e Santa Rosalia!”. I proprietari degli edifici storici della via aprono i balconi delle proprie case lasciando intravedere le pareti e i soffitti affrescati rendendo il corteo uno spettacolo a cielo aperto a 360 gradi. Il carro sfila per il Cassaro tra le bellezze del centro storico fermandosi in quattro tappe principali, in ognuna delle quali viene messo in scena uno spettacolo in occasione del passaggio della Santa. Spettacoli di danza, giochi di acqua, luci e musica con lo sfondo di scenari suggestivi rendono questo evento unico nel suo genere. Dalla Cattedrale si arriva ai famosi Quattro Canti dove è usanza che il sindaco salga sul carro per augurare un buon festino a tutta la popolazione e concludere il suo discorso con il consueto “Viva Palermo e Santa Rosalia!” al quale risponde in coro tutta la folla di gente presente, in un tripudio di petali di rose simbolo della Santa. Da li si passa poi in piazza Marina e nella vicina Porta Felice fino ad arrivare al Foro Italico, il lungomare di Palermo e ultima tappa del corteo dove si svolgono, intorno alla mezzanotte, gli interminabili e colorati fuochi pirotecnici che sono ogni anno sempre più lunghi e spettacolari senza i quali non è possibile concludere u fistinu. Senza almeno 20 minuti di fuochi d’artificio il palermitano non è contento.
Per l’occasione è possibile assaggiare le tipicità dello street food palermitano quali le famose pollanche (pannochie) bollite vendute dagli ambulanti con fantasiose e colorite rime che divertono ed invogliano il passante, i babbaluci (le lumache) bollite, u’ purpu (il polpo) bollito anche questo e tantissime altre delizie tipiche che non possono essere descritte a parole perché bisogna assaggiarle!
Copyright foto articolo: Giulia Moscato