When Art is in the Palm of Your Hand: What Happens Inside a Restoration Laboratory

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Mi presento: sono Cristina, una restauratrice di beni culturali, in particolare mi occupo del restauro di opere mobili quali dipinti su supporto tessile e legneo e sculture policrome, che nel tempo hanno subito un lungo e lento degrado delle proprie condizioni e versano in cattivo o mediocre stato di conservazione.

Spesso si tratta di dipinti a tema sacro, oppure possono essere ritratti, paesaggi, nature morte, si differenziano per epoche, artisti e proprietà pubblica o privata.

Restaurare un’opera non significa rifarla da capo, non significa mettersi al posto dell’artista e non significa rimaneggiarla fino a renderla piu bella di prima. Ma, prendendo in prestito le parole di Cesare Brandi: 

Il restauro costituisce il momento metodologico del riconoscimento dell’opera d’arte nella sua consistenza fisica e nella duplice polarità estetica e storica, in vista della sua trasmissione nel futuro”.

Credo possa essere inteso come un “servizio” verso il nostro Patrimonio, mettersi a disposizione con le proprie conoscenze, di un vastissimo ventaglio di bellezza che ci è stato lasciato e per questo necessita di essere preservato per mantenerne viva la memoria artistica.

Quando racconto alle persone il mio lavoro ritrovo in ogni volto la stessa espressione di stupore. Beh si, pensare di toccare qualcosa che in molti vedono alla distanza di un cordone o un sensore d’allarme in un museo, fa un certo effetto, e a me quell’espressione mi ricolma di orgoglio.


In cosa consiste il processo del restauro? Ce lo spiega Cristina…

Le domande più frequenti che mi vengono poste sono: quanto tempo serve per restaurare? Ma cosa fai di preciso? Dovrai essere la persona piu paziente di questo mondo!!

Non esiste una risposta giusta o sbagliata, non esiste un protocollo che sia lo stesso per tutte le opere che sono oggetto di conservazione. Esiste la passione e sì, pazienza ma intesa come rispetto per l’opera che ti fa capire se quello che stai facendo a lei va bene!

Al momento dell’acquisizione di un’opera si inizia con la campagna diagnostica che ha lo scopo di studiare l’autore, la tecnica esecutiva, il periodo storico in cui l’opera è stata realizzata e contestualizzarla per capire le scelte dell’autore. Le indagini diagnostiche sono la partenza per stilare il corretto progetto di intervento o di conservazione a seconda delle condizioni in cui l’opera versa e che spesso richiedono un approccio differente l’una dall’altra.

Successivamente si procede con il progetto di intervento ragionando sul degrado presente e su come risolverlo. Si utilizzano metodi e materiali compatibili con l’oggetto.

Il restauro oggi è sempre più propenso verso quello che viene chiamato “il minimo intervento” ovvero, intervenire operando lo stretto necessario senza che il restauro “contamini” più del dovuto l’opera.

Dove sta la bravura del restauratore? Sapere quando fermarsi senza eccedere.

Completato il restauro, con la stessa pazienza di cui parlavamo prima, è il momento della ricollocazione in situ. Quel momento, signori miei, è carico di tensione, sperando che tutto vada per il meglio.

foto copyright: Cristina Guerra

Profilo autore

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Cristina Guerra

Cristina Guerra, è nata a Napoli trasferita in Toscana all’età di dieci anni. Da sempre con una gran passione per il mondo dell’Arte e tutto ciò che lo circonda, una passione trasmessa dal padre pittore con una spiccata attitudine alla pittura e al collezionismo.

Intraprende gli studi artistici già dagli anni del Liceo, per poi laurearsi in Storia dell’Arte all’Università di Firenze. Intraprende un lungo e articolato percorso di formazione in Restauro e Conservazione dei Beni Culturali al quale, dice, non c’è mai fine.

Dopo un’esperienza all’Estero, a contatto diretto con i capolavori delle popolazioni indigene della Nuova Zelanda, torna in Italia più entusiasta di prima. Lavora per la Soprintendenza e alcuni privati.

Una personalità forte che non l’arresta davanti le difficoltà. In continua formazione, partecipa ad una intervista in una radio nazionale dove, in breve, cerca di trasmettere agli ascoltatori la sua passione per il lavoro di Restauratore: prima una passione poi un lavoro!

Spesso racconta attraverso la pubblicazione di post il suo mondo all’interno di un laboratorio di restauro, con il desiderio di incuriosire chi si trova, per caso, a passare di là nello scorrere frenetico di milioni di contenuti online.

Ridonare alla comunità un’opera d’arte e renderla quindi nuovamente fruibile, è la massima soddisfazione che un professionista possa sentire, dice: “sapere che il mio lavoro dona a molti un nuovo senso di letizia per chi si trova a contemplare un’opera, è il primo sentore che mi fa capire che il mio posto è questo.”

“..Scegli il lavoro che ami e non lavorerai neanche un giorno in tutta la tua vita.” (Confucio)