Valli da fiaba, boschi incantati, silenzi rigeneranti. Le sorprese che si celano tra le valli del nord Italia sono innumerevoli. Esistono luoghi in cui il contatto con la natura è vivo e travolgente. È il caso della Val di Scalve, comunità montana situata a metà tra le province di Bergamo e Brescia, nel cuore delle Prealpi Orobiche Bergamasche. La strada scavata nelle rocce che da Angolo Terme (BS) porta a questa valle è uno dei punti di accesso, ed è essa stessa un preludio di magia ed incanto; rocce spioventi, abeti e cascate ci accompagnano nel nostro viaggio.
Diga del Gleno
Questa è l’entrata di un mondo fiabesco, dove la natura regna sovrana. Tra i percorsi di trekking che questa terra ci offre, la Diga del Gleno è una meta imperdibile. Si tratta di un percorso ripido ma non difficoltoso della durata di circa 45 minuti che dal paese di Pianezza si snoda sul monte Gleno fino ad arrivare all’omonima diga, crollata nel 1923, i cui resti descrivono da soli il disastro avvenuto. Percorrere questo sentiero equivale a immergersi nella natura più genuina, dimenticare il mondo e imparare ad ascoltare il silenzio.
In alcuni tratti il sentiero regala bellissimi panorami sulla valle; gli abeti spioventi, le vette lontane, i centri abitati così distanti… siamo in un altro mondo. A destinazione la diga si erge imponente alla vista. In piedi ne rimangono solo i grandi estremi: alti, suggestivi, ipnotici.
Pare quasi un portale, un’antica entrata per un’altra dimensione. Un lago artificiale si estende dietro a questa porta alchemica, circondato da prati e monti. C’è un chiosco dove è possibile riposarsi dalla camminata, sorseggiando una bevanda e godendosi il panorama. Intorno a noi c’è solo il verde del bosco, il luccichio dell’acqua e quell’immenso portale spalancato davanti a noi. Ciò che rimane della diga è ormai parte del posto; è il punto in cui l’uomo ha osato un potere che la natura ha rivendicato, e quelle alte rovine sono lì ogni giorno per ricordarcelo.
Qui è dove storia e natura si intrecciano e divengono maestre; dove l’occhio si perde all’orizzonte e l’orecchio impara ad ascoltare storie nel silenzio.
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